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Orari di lavoro, in arrivo una mini proroga di due mesi. La norma

Sanità pubblica Redazione DottNet | 05/11/2015 15:58

Si lavora ad un lieve rinvio dell'entrata di vigore della legge sugli orari di lavoro dei medici. In allegato la bozza con le disposizioni.

Per ora è solo un'ipotesi, ma i più danno per certa la mini-proroga di un mese o due per spostare i nuovi orari di lavoro, obbligatori dal 25 novembre come imposto da Bruxelles dopo il differimento di un anno la legge 161/2014 (legge europea 2013-bis) che all’articolo 14 sancisce l’abrogazione di due norme derogatorie della normativa Ue in materia. (clicca qui per scaricare la bozza con le prime direttive). Nelle settimane scorse Anaao aveva diffuso un'ampia guida sulla normativa (clicca qui per scaricare il documento).


 

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La notizia arriva dal presidente del Comitato di settore Massimo Garavaglia. «Si vorrebbe introdurre una riga in uno dei decreti sugli enti locali in rampa di lancio - spiega l’assessore all’Economia lombardo - per poter ragionare con calma mentre si approva la Stabilità 2016 e iniziare con il nuovo regime a partire dal prossimo anno». La sede opportuna è il rinnovo della disciplina contrattuale. Il tempo sarà quindi poco in ogni caso e sarà indispensabile l’apertura delle trattative tra l’Aran e le organizzazioni sindacali per introdurre eventuali deroghe, nel rispetto della protezione e della sicurezza dei lavoratori.


 

Tuttavia, le ipotesi di lavoro sono già pronte. Il Comitato di settore ha infatti analizzato mercoledì il documento con le prime direttive dove si considera tra l’altro l’ipotesi di consentire riposi inferiori alle 11 ore (per esempio in presenza di eventi eccezionali e non prevedibili o di assenze improvvise) e la possibilità di prevedere, nei turni mattina-notte, la presenza del medico anche precedentemente all’inizio del servizio di guardia notturna a condizione di garantire allo stesso dirigente almeno otto ore consecutive di riposo tra i due periodi di attività, come abbiamo pubblicato in anteprima.


 

Andranno inoltre individuati gli istituti esclusi dalla definizione e dal computo dell’orario di lavoro (per esempio corsi di formazione, attività volonatristiche, libera professione). E sul tetto massimo delle 48 ore di lavoro settimanale (che si dovrebbe calcolare come media su 4 mesi) le direttive indicano la possibilità di espandere il periodo di riferimento fino a 12 mesi, per ragioni obiettive, tecniche o inerenti l’organizzazione del lavoro (carenza di personale, necessità di garantire la continuità assistenziale).


 

Un programma che non piace ad Anaao giovani: «Le linee guida regionali - spiega Domenico Montemurro, responsabile nazionale della sezione giovani di Anaao - devono necessariamente far riferimento, per eventuali deroghe alla normativa Ue, a una contrattazione nazionale e pertanto a livello decentrato non è possibile assumere iniziative in solitaria». Anche sull’accorciamento del periodo di riposo da 11 a 8 ore da valutare caso per caso Montemurro frena: «Bisogna valutare se questa deroga entra i contrasto con le sentenze Simap e Jaeger della Corte di Giustizia Ue e con la direttiva europea 2003/88/Ce, valendo la cosiddetta clausola di non regresso».


 

Riposo a rischio anche nelle ipotesi che riguardano i turni mattina-notte, in cui spesso i medici («che non sono semplici impiegati», sottolinea Montemurro) che hanno fatto il turno di mattina non staccano quai mai esattamente a mezzogiorno per poi riposare otto ore (e ovviamente neanche 11), ma più tardi. «In questa situazione - conclude il responsabile di Anaao Giovani - è chiaro che viene impedita qualsiasi stabilizzazione dei precari o sblocco del turnover con l’assunzione di giovani medici. E finisce per peggiorare le condizioni di lavoro di tutti i medici ospedalieri e in particolare degli ultracinquantenni».


 

La bozza sugli orari di lavoro


 


 

Fonte: sole24ore, anaao

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